Cara Alda,
mi rimane un po’ difficile
scriverti sapendo che non mi leggerai mai, ma so che le vibrazioni della mia anima arrivano fino alla tua perché tu vaghi ancora tra noi: in ogni poeta, in ogni amante e in ogni sognatore.
Mentre la mia penna accarezza questo foglio, ripenso a quando sentii per la prima volta la tua storia. Mi domandai se fossi stata davvero pazza e la risposta fu sì, ma io avevo qualche dubbio, dopotutto a quei tempi bastava poco per finire in manicomio. Successivamente decisi di leggere qualche libro che parlava della tua vita, per capirci qualcosa di più. Mi vennero i brividi al solo pensiero di tutto il male che sopportasti.
Hai avuto tanta forza, cara Alda, eppure, se solo fossi nata dopo, avresti sofferto di meno e la tua anima sarebbe stata più libera. Ma tu hai tratto il bene da ogni male, il dolore ha creato un muro attorno a te e tu lo hai usato come foglio, abbattendolo con la poesia.
Hai sempre trovato parole giuste per descrivere ogni tua sensazione, che diventa mia a ogni verso, percorrendomi l’anima, rilasciando speranza.
Sai, la mia anima a volte si ammala, non vibra più. Allora mi ubriaco di poesia, dei tuoi versi, e passo il dopo sbornia a scrivere, sperando che un giorno tutte le mie parole possano curare l’anima di qualcuno, proprio come fanno le tue con la mia.
Lo senti il silenzio delle mie parole, Alda?
È lo stesso inferno, il nostro, solo che la mia anima salta tra una nuvola e l’altra, rischiando di cadere nei corpi vuoti dei passanti.
Sii tempesta, lancia lampi di poesia per accendere l’anima di quei corpi vuoti. Si creerà una pioggia
di parole che farà ammalare tutti di te.
Ti aspetto lì, tra un verso e l’altro.
Ciao Alda.
Valentina
Pubblicata nella rubrica “P.S.” di Ammazzacaffè.
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